2 – I METODI DEL SERVIZIO
Sono molti e svariati. Ne indico solo quelli di massima importanza.
Prima e sopra ogni altra, come spesso vi ho detto, è la facoltà di discriminare.
Chi crede di poter fare ogni cosa, che non indietreggia qualunque cosa accada, che corre dove altri più saggi procedono con cautela, che pensa di aver la capacità di richieste per ciò che si tratta di compiere, che ha tanto zelo ed usa poco il cervello per pensare al problema del servizio e sperpera energie; questi sovente altro non fa che un’azione distruttiva e sciupa il tempo di altri più saggi e più grandi, che dovranno correggere i suoi errori commessi a fin di bene e non serve altro scopo che i suoi propri desideri.
Potrà ricavarne la ricompensa che spetta alle buone intenzioni, ma spesso questa è annullata dagli effetti di un modo di agire privo di senno.
Serve con discriminazione chi si rende conto del posto, grande o piccolo che sia, che occupa nello schema generale delle cose; chi valuta con prudenza le proprie risorse mentali ed intellettuali, il proprio calibro emotivo e le forze fisiche e si pone poi con la totalità delle sue energie a compiere la sua parte.
Serve con discriminazione chi giudica della natura e della misura del problema da risolvere con l’aiuto del proprio Sé superiore e del Maestro e non si lascia guidare da suggerimenti, richieste e pretese dei suoi compagni nel servizio, bene intenzionati, ma non sempre bene consigliati.
Serve con discriminazione chi si rende conto del fatto tempo nell’azione, sapendo che ogni giorno non ha che ventiquattro ore e che le sue risorse gli permettono giusto quel tanto e non di più, adatta fra loro con saggezza le sue capacità ed il tempo disponibile.
Segue poi il saggio controllo del veicolo fisico.
Un buon servitore non procura ansietà al Maestro a cagione del suo fisico e ci si può fidare che sappia conservare e risparmiare le sue forze fisiche in modo da essere sempre disponibile per eseguire ciò che il Maestro chiede.
Non viene meno a causa di infermità fisica.
Bada a che il suo veicolo inferiore abbia riposo sufficiente e le giuste ore di sonno.
Si alza presto e si corica ad un’ora conveniente.
Si rilascia non appena lo possa fare; si ciba di alimenti sani ed adatti e si astiene dal mangiare troppo.
Poco cibo ben scelto e ben masticato è assai meglio di un pasto abbondante.
Gli uomini mangiano oggi, di regola quattro volte tanto quanto loro occorre.
Sospende il lavoro quando (per accidente o l’occorrere di infermità fisiche di carattere ereditario) il suo corpo reagisce all’azione e chiede che l’intenzione gli sia rivolta. Allora egli riposa, dorme, usa precauzioni dietetiche e le necessarie cure mediche.
Obbedisce ad ogni saggia istruzione, si concede il tempo necessario per recuperare le forze.
Altro passo è poi quello di curare e controllare il corpo emotivo.
Questo, come sapete, è il più difficile di ogni veicolo da disciplinare.
Non dov’essere permessa alcuna emozione violenta, ma forti correnti d’amore per ogni cosa che respira possono inondarlo.
L’amore, poiché è la legge del sistema, è costruttivo e stabilizzante ed armonizza ogni cosa con la legge.
Chi aspira ad essere servitore di ogni cosa non permette che il proprio corpo emotivo sia scosso da alcun timore, od ansietà, o preoccupazione.
Coltiva la serenità, la stabilità ed un senso di sicura fiducia nelle leggi di Dio.
Una gioiosa confidenza caratterizza la sua attitudine abituale.
In lui non alberga alcuna gelosia, nessun stato di grigia, cupa depressione, ne avidità o compassione di sé, ma : realizzando che tutti gli uomini sono fratelli e che tutto ciò che è esiste per tutti, procede con calma per la sua via.
Segue poi lo sviluppo del veicolo mentale.
Controllando il corpo emotivo, il servitore assume un’attitudine eliminativi.
Sua meta è di addestrarlo in modo che sia privo di colore, che abbia una vibrazione quieta, sia chiaro, placido e limpido come un piccolo lago in un calmo giorno estivo.
Nel preparare il corpo mentale per il servizio, egli usa la cosa opposta alla eliminazione, cerca di fornirlo di informazioni e di ammassare conoscenza e fatti, di addestrarlo in modo intellettuale e scientifico, si che possa dimostrarsi, con il passare del tempo, come una base stabile per la saggezza divina.
La saggezza sostituisce la conoscenza, ma questa è un passo preliminare indispensabile.
Dovete ricordare che il servitore deve passare per l’Aula dell’Apprendimento prima di entrare nell’Aula della Saggezza.
Addestrando il corpo mentale egli tende quindi ad una ordinata acquisizione di conoscenza, a fornirlo di quanto può scarseggiarvi, alla comprensione sequenziale delle innate facoltà mentali accumulate in vite precedenti ed in fine a rendere stabile la mente inferiore in modo che quella superiore possa avere il sopravvento e la facoltà creativa del pensiero possa proiettarsi in quella quiete.
Dal silenzio dell’Assoluto fu proiettato l’universo.
Dalla tenebra scaturì la luce, dal soggettivo venne emanato l’oggettivo.
La placidità negativa del corpo emotivo lo fa capace di ricevere le impressioni affluenti dall’alto.
La calma positiva del corpo mentale permette l’ispirazione superiore.
Dopo aver cercato di controllare e di impegnare in modo accorto la sua personalità nelle tre sfere d’azione, chi ama l’umanità cerca la perfezione nell’azione.
La sua attenzione non è rivolta a sogni grandiosi di martirio ed a chimere gloriose ma effimere di un servizio di natura spettacolosa, ma la sua linea di condotta è l’applicazione immediata di tutte le sue podestà al dovere più prossimo.
Sa che la perfezione nel primo piano della sua vita e nei particolari dell’opera a lui più vicini promuoveranno l’accuratezza anche nei piani di fondo e ne risulterà un insieme di rara bellezza.
La vita procede per piccoli passi, ma ognuno di essi, compiuto nell’istante opportuno ed ogni momento saggiamente utilizzato, fan percorrere grandi distanze e determinano una vita ben spesa.
Coloro che guidano la famiglia umana usano esaminare coloro che aspirano al servizio nei piccoli dettagli della loro vita quotidiana e che di essi mostra i segni di un agire costante nelle cose apparentemente non essenziali, vien rimosso ad una sfera di maggior importanza.
Come potrebbero, in tempo di emergenza o di crisi, fidarsi di chi compie le faccende della sua vita di ogni giorno in modo non accurato e sbadato?
Altro metodo di servizio consiste nell’adattabilità.
Ciò che comporta la prontezza a ritirarsi quando altre o più importanti persone sono inviate ad occupare il nostro posto, o, (viceversa) la capacità di lasciare le proprie funzioni per assumere altre di portata maggiore, allorché qualche operatore meno competente sia in grado di svolgere le nostre mansioni con altrettanta facilità e discernimento.
E’ indizio di saggezza di tutti coloro che servono sia di non sopravvalutarsi che di non stimarsi troppo poco.
Pessimo lavoro viene prodotto allorché gli individui non efficienti svolgono certe mansioni, ma vanno sciupati tempo e potere anche quando operatori abili rivestano incarichi in cui le loro risorse non sono sfruttate pienamente, incarichi che uomini e donne meno dotati sarebbero capaci di svolgere altrettanto bene.
Siate tutti pronti, voi tutti che servite, a compiere per un’intera esistenza mansioni poco appariscenti e che sembrano prive di importanza, poiché tale può essere il destino e tale essere il posto nel quale potete servire meglio; ma siate ugualmente pronti a procedere verso compiti di maggior valore apparente ad una parola pronunciata dal Maestro e quando le circostanze, e non i vostri progetti di servizio indicano che il tempo è venuto.
Meditate su quest’ultima frase.
Da “Lettere sulla Meditazione Occulta” – Lettera XI – 16.9.1920 di A. Bailey