Notate che serenità e pace non sono la stessa cosa. La pace è sempre temporanea e riguarda il mondo sensoriale e condizioni che possono essere turbate. È essenziale per il progresso ed inevitabile che ogni passo avanti sia caratterizzato da turbamenti, crisi e caos, cui poi succedono (se bene affrontati) periodi di pace. Ma questa pace non è serenità, e al Chela è consentito di dimorare nell’aura del Maestro soltanto quando abbia sostituito la serenità alla pace. Serenità è quella calma profonda priva di turbamenti che distingue il discepolo focalizzato nella “mente mantenuta salda nella luce”.
In superficie, la sua vita (dal punto di vista del mondo) può essere in stato di continuo e violento mutamento. Tutto ciò che gli è caro nei tre mondi può crollare attorno a lui. Ciononostante egli sta saldo, nell’equilibrio della coscienza dell’anima, e nel profondo della sua vita rimane indisturbato. Non è insensibilità o autosuggestione, e nemmeno la capacità di esteriorizzare la consapevolezza in tal modo da ignorare eventi e circostanze; ma è l’intensità del sentimento trasmutata in comprensione focalizzata. Allora ha diritto di vivere nell’aura del Maestro.
Non vi è nulla in lui che possa esigere che il Maestro distolga l’attenzione da sforzi di vitale importanza per il compito non importante di aiutare il discepolo.
(Il Discepolato della Nuova Era – rif. 750 – di Alice Bailey)