Innanzitutto, è molto importante affrontare questo argomento con distacco emotivo e partendo dall’alto, dalla Ragione, evitando «buonismi» vari ma anche giudizi e prese di posizione facili, e cercando di porci dal punto di vista del Piano e della Gerarchia Spirituale.
Sappiamo che il Piano prevede l’Umanità Una, quindi l’unione di tutti gli uomini. Sono però, un’evoluzione e una unificazione graduali, perché gli uomini sono tutti equivalenti (hanno lo stesso valore) ma sono diversi nella coscienza, che è anche legata alla Razza e alla Sottorazza, che sono Entità superiori alle nazioni e ai popoli (v. lezione 219 dell’Insegnamento del Tempio III del Maestro Hilarion). La Quinta Razza (ariana) implica lo sviluppo della Mente (oggi la parte più avanzata dell’ umanità si trova nella Quinta Sottorazza della Quinta Razza), e ciò accade prevalentemente in Occidente.
Tutti i periodi di Decadenza, di fine ciclo, di passaggio da un‘Era ad un’altra, registrano spostamenti e migrazioni di popoli, che si spostano dove c’è maggiore ricchezza, coscienza e civiltà. In essenza, oggi, verso la mente. Questa emigrazione avviene con popoli che appartengono in maggioranza alla Terza Sottorazza o ancora atlantidei (paesi africani), quindi per loro è indubbiamente un fatto positivo e che accelera l’evoluzione della razza, mentre per l’occidente è un temporaneo rallentamento in quanto rappresenta un abbassamento di energia e di coscienza.
Cerchiamo di comprendere nell’ottica futura di completa integrazione delle razze attualmente presenti sul nostro pianeta quali sono i fattori positivi di ogni razza, e quindi da salvaguardare, e i fattori involutivi da superare.
L’aspetto positivo della quarta razza atlantidea è stata l’attività religiosa come fattore fondamentale della vita e ragion d’essere di ogni cosa, una grande spinta al misticismo e alla devozione e un’interpretazione di Dio e della natura attraverso una grande percezione sensibile. “L’esistenza dopo la morte era soggetto d’interesse e di credenza incrollabile ed indiscussa.” (Alice Bailey, L’educazione nella Nuova Era, p. 42)
Il limite che la divinità era vissuta senza mente e solo in modo emozionale, e questo creò quell’obbedienza cieca e devozione assoluta nei confronti dei re e dei sacerdoti che erano riconosciuti come le guide intuitive della civiltà.
La razza ariana ha avuto il compito di sviluppare la mente (concreta per ora) e questo ha determinato un miglioramento sostanziale delle condizioni di vita materiali, che dovrebbe avere il fine di liberare l’uomo dalla fatica fisica per potersi dedicare alla cura e sviluppo della sua parte spirituale.
Ma purtroppo l’aspetto materiale ha preso il sopravvento, diventando un “idolo” e sostituendo i valori fisici a quelli spirituali.
Il Maestro DK in riferimento a queste due civiltà (razze) afferma che “Entrambe queste civiltà hanno ecceduto e grazie al moto del pendolo torneranno inevitabilmente ad una posizione intermedia, al nobile sentiero di mezzo. Questa via mediana, sfruttando gli ideali più belli ed elevati prodotti dalle due civiltà precedenti, distinguerà la futura Età dell’Acquario e le sue civiltà.” (op. cit.)
La grande sfida che l’integrazione di queste diverse razze e civiltà ci pone riguarda l’unione di cuore e mente (la chiara e fredda luce della Ragione) e la costruzione di questo ponte non può che avvenire sotto la guida della mente, ovvero della capacità di fare progetti e realizzarli, naturalmente impiegando la comprensione amorevole. Vedremo poi come.
Attualmente i grandi flussi migratori a cui stiamo assistendo sono causati da diversi motivi, visibili e invisibili.
- I motivi visibili riguardano naturalmente le difficoltà obiettive di queste popolazioni (povertà, guerre, carestie, mal governo), ma in parte anche le aspettative socio economiche più o meno illusorie.
Noi che immagine abbiamo dato? Il miracolo economico ha scatenato i nostri desideri repressi da due guerre mondiali che hanno duramente provato la popolazione e ci ha fatto vivere al di sopra delle nostre reali possibilità con denaro virtuale.
L’ ”usa e getta” è diventato costume quotidiano e ha determinato seri problemi ecologici al pianeta. Ha nutrito l’emotivo di tutti creando un vortice economico e finanziario di cui ormai abbiamo perso il controllo.
Cosa ha provocato questo gigantesco e potente egregore alimentato dai paesi cosiddetti sviluppati (focalizzati principalmente nella mente concreta e operanti per lo più con le energie dello stadio evolutivo del leone, volte all’affermazione personale, a tutti i livelli) nei paesi ancora focalizzati sul piano emotivo e su uno stadio evolutivo cancro?
L’immagine opulenta della vita occidentale ha indotto molti di questi giovani a credere che fosse facile raggiungere lo stesso tenore di vita con poco lavoro e poca fatica.
Complice di questa “falsa aspettativa” è una cattiva comunicazione alimentata nei paesi di origine da canali di dubbia provenienza e legalità. Manca un’informazione istituzionale e capillare sui territori che metta in guardia dalle atrocità a cui questi esseri “fragili” saranno sottoposti nel divenire “merce” di contrabbando di uno spietato mondo criminale senza regole e valori umani fondamentali.
Le aspettative che si sono create vengono disilluse nel giro di poco tempo e dopo avere subito le più atroci sevizie e torture fisiche nei lager dei paesi d’imbarco, l’essere rinchiusi in Europa, nei centri di ospitalità, senza lavoro, senza gratificazione alcuna e soprattutto senza prospettive di miglioramento scatena in loro rabbia, risentimento e conseguente aggressività.
Cosa possiamo fare noi per ridimensionare il problema?
A cosa possiamo rinunciare?
E’ forse un invito a vivere dell’essenziale? Abbiamo dato forse troppo spazio alla materia anziché allo spirito?
Quanto è cresciuto il nostro ego? Siamo riusciti a creare reazioni amorevoli? Quanta importanza ha la proprietà nella nostra vita? Siamo certi di poter essere proprietari di qualcosa? Quanto rispetto abbiamo per gli altri e per il pianeta?
L’Insegnamento ci ricorda che prima di avere diritti dobbiamo avere doveri: abbiamo ottemperato ai nostri doveri nei confronti del mondo?
- I motivi invisibili riguardano invece la legge del Karma che agisce per riequilibrare uno squilibrio che noi stessi abbiamo creato.
Alla fine del ciclo agisce potentemente lo smaltimento del karma di nazioni, popoli e individui. Consideriamo che nel XIX e XX secolo i paesi europei hanno colonizzato mezzo mondo e soprattutto l’Africa. La Legge del Karma prevede che ciò che è stato tolto deve essere ridato, o in un modo o nell’altro. Abbiamo anche stravolto usi e costumi con la forza, generando reazioni, conflitti e disordini. Tutto questo ci sta tornando indietro. Abbiamo occupato questi paesi per anni, di conseguenza, subiremo la loro occupazione per anni.
Come ci ricorda il Maestro DK:
“(…) il problema nero, tanto in Africa che nel mondo occidentale, è in gran parte (se non del tutto) fardello della razza bianca, cui tocca risolverlo.” Pag.108 I problemi dell’umanità – A. Bailey
Fatte queste considerazioni è, però, importante comprendere che il karma può essere gestito in modo intelligente, oppure lasciato libero di agire. In questo caso, allora, è inevitabile l’«occhio per occhio e dente per dente», con le conseguenze che stiamo osservando e l’inasprimento della dualità e separatività ovunque.
Einstein diceva: “I problemi non possono essere risolti allo stesso livello di conoscenza che li ha creati”, noi ampliamo il concetto affermando che per risolvere un problema dobbiamo entrare in un diverso e superiore livello di coscienza. Questo non può più esprimere soltanto la mente concreta, con tutto il suo corredo di egoismo e separatività, ma deve iniziare ad esprimere anche la mente superiore astratta, con la sua capacità di sintesi, inclusione e integrazione.
E’ importante distinguere tra: accoglienza e ospitalità temporanea da una parte, e integrazione dall’altra. Le prime sono funzioni transitorie, che devono avere un tempo limitato ed essere molto ben organizzate operativamente; la seconda significa invece un inserimento più definitivo all’interno della società ospitante.
Rispetto all’Accoglienza e all’Ospitalità bisogna considerare non solo il lato economico ma la qualità esistenziale di queste persone. Cosa fanno tutto il giorno? Giocano, guardano lo smartphone, oziano, aspettano passivamente che si pensi a loro? Tutto questo crea frustrazione, vuoto di coscienza, aggressività e, dunque, involuzione. Non possiamo stupirci se poi violentano, rubano, ammazzano, distruggono e producono sporcizia e disordine, con inevitabili reazioni. Quando la mente e la coscienza sono passive emerge l’istinto del bisogno, che ha una potenza ancestrale che diventa incontrollata.
Questa non è dignità umana, non è Amore (aiutare l’evoluzione della coscienza), non è Umanitarismo, ma abbruttimento, parassitismo, degrado involutivo.
E’ possibile pensare anche a lavori di utilità sociale temporanei?
In cosa si traduce la gestione intelligente del karma nell’opera di integrazione?
Cosa significa esprimere amore intelligente nella risoluzione di questo grande problema?
Cerchiamo di ragionare insieme su alcune possibili risposte.
Integrare in maniera intelligente vuol dire innanzitutto educare. Educare il corpo fisico e i suoi istinti, educare il corpo emotivo e le sue pulsioni (desideri e paure che portano all’aggressività), educare la mente concreta e la sua tendenza alla critica, al giudizio e alla separatività. Le popolazioni che arrivano in Europa provenienti da paesi di retaggio atlantideo come l’Africa e focalizzate prevalentemente sul piano emozionale e istintuale devono poter lavorare perché attraverso il lavoro e la stabilizzazione della loro nuova esistenza possono apprendere a superare i loro traumi e controllare la loro apatia ed emotività divenendo equanimi, imparando l’osservazione delle leggi e regole e ordinando la loro vita, tramite la condivisione, la cooperazione e il rispetto della vita e degli altri.
Possono così imparare il valore effettivo delle cose guadagnate e ad essere grati per ciò che ricevono, a superare il sentimento “tribale” e sforzarsi nell’integrazione ad una società civile che è basata su altre regole, valori, doveri e diritti.
In questo senso è fondamentale liberare il campo della civiltà occidentale da qualsivoglia senso di colpa legato al proprio passato colonizzatore e di conseguenza da tutti quegli atteggiamenti di relativismo culturale tendenti a preservare le culture straniere in modo ideologico e miope, garantendo il mantenimento di usi e costumi in chiaro contrasto con le regole civili del paese ospite.
Questo è altamente diseducativo e ha creato enclave chiuse e autoreferenziali che non si sono minimamente integrate con il tessuto sociale del paese ospitante e non di rado hanno dato origine a pericolosi focolai di radicalismo.
Per vivere e lavorare in un paese ci vogliono regole chiare e semplici per tutti:
- Imparare la lingua del paese deve essere un obbligo, non un’opzione.
- Ugualmente conoscere in maniera sommaria la storia e la cultura del paese.
- Conoscere la carta dei diritti dell’uomo e le 4 libertà fondamentali dell’uomo.
- Rispettare le leggi dello stato, delle regioni, dei comuni ospitanti, nonché le buone norme della convivenza sociale e civile espresse dalla comunità.
- Rispettare l’orientamento religioso del paese ospitante.
- Rispettare la cultura, le usanze e le tradizioni del paese.
- Obbligo di frequenza dei bambini stranieri nelle scuole italiane o riconosciute dal nostro ordinamento.
Ottenere un permesso di soggiorno deve essere la conclusione di un preciso percorso di conoscenza e impegno e non un diritto.
Ma occorre investire sull’educazione, non solo nei paesi ospitanti ma anche nei paesi di provenienza dei migranti affinché le coscienze di domani possano risvegliarsi e prendere in mano il proprio destino, attraverso la valorizzazione e la cura del proprio territorio e la riappropriazione e ridistribuzione delle risorse oggi ancora saccheggiate in prevalenza dalle nazioni mentali. Solo in questo modo si creeranno condizioni tali da impedire l’abbandono da parte di queste popolazioni, in prevalenza africane, dei propri territori e il riconoscimento della propria Madre Terra.
Aiutarli a casa loro vuol dire questo e vuol anche dire rispettare il loro territorio e il loro bisogno di autodeterminazione.
Alice Bailey nell’immediato dopoguerra in riferimento al ‘problema africano’ scriveva:
“Il problema dei bianchi in Africa è istruire i Neri, in modo da prepararli all’autogoverno. Questi devono prendere in mano il proprio destino, destarsi al senso della responsabilità, imparare che l’Africa può appartenere al suo popolo e nello stesso tempo collaborare con il resto del mondo. Questo potrà avvenire solo se l’antagonismo fra bianchi e neri finirà, con vittoria della buona volontà. Rette e stabili relazioni devono essere instaurate fra l’impero nero che sorge e il resto del mondo; nuovi ideali e nuove tendenze devono essere inculcate nella coscienza ricettiva dei Neri; e in questo modo “l’Africa tenebrosa” diventerà un centro di luce, capace di autogoverno e libera. Le razze africane si faranno sempre meno emotive e affronteranno gli eventi con comprensione mentale e percezione intuitiva, che li metteranno alla pari e forse sopra molti che oggi ne condizionano l’ambiente e le circostanze. “ (Pag.109 I problemi dell’umanità A. Bailey.)
Il Maestro DK nel 1946 si interrogava da una parte sulla capacità dei neri di affrancarsi dal dominio politico ed economico dei bianchi in modo saggio, con i giusti tempi e scegliendo i leader più indicati a guidarli ad un’autodeterminazione ottenuta in modo diplomatico e intelligente e non in modo cruento; dall’altra sulla capacità dei bianchi di abbandonare quei loro “diritti” che in realtà altro non sono che lo sfruttamento commerciale sistematico dei territori africani e delle loro risorse.
Possiamo tranquillamente affermare di avere perso sino ad oggi questa opportunità creando così un grave ritardo evolutivo per la cultura dell’intero pianeta, ma oggi è ancora possibile orientarsi in questa direzione attraverso la Buona Volontà.
Questa duplice capacità aiuterà questi paesi a consolidare il senso di appartenenza alla nazione tramite una politica ordinata e strutturata che condivide cultura e lingua e risorse naturali integrandosi in un equilibrio mondiale ormai imprescindibile.
I problemi dell’integrazione delle razze è insito nella natura umana e ha a che fare con la grande eresia della separatività che si manifesta e si è manifestata a tutte le scale: da Caino ed Abele, uomo contro uomo, famiglia contro famiglia, gruppo contro gruppo, partito contro partito, nazione contro nazione, religione contro religione, razza contro razza.
Il passaggio da un’Era all’altra impone a tutti quanti di riconsiderare la propria vita e operare una trasformazione e un rinnovamento evolutivo. Si deve cioè decidere quale vita costruire rispetto alle nuove condizioni. Questo vale sia per l’Occidente e l’Europa che per i Migranti.
Ancora il maestro DK ci fornisce la via accessibile all’attuale sviluppo della coscienza dell’umanità: coltivare la Buona Volontà per instaurare giusti e retti rapporti umani.
Può sembrare una banalità o un luogo comune privo di applicabilità perché troppo generico e semplice, ma cerchiamo di comprendere cosa davvero s’intende per Buona Volontà e lo faremo direttamente con le parole del maestro DK.
“La buona volontà è la più semplice espressione del vero amore, e la più facile da capire; applicata ai problemi umani, fa l’intelligenza più costruttiva; dove esiste, separazioni e malintesi cadono; amore e comprensione s’instaurano allora in ogni relazione umana, fra gruppi, popoli e minoranze, fra le religioni. Il vero amore applicato alla vita del nostro pianeta è forse ancora molto lontano, ma la buona volontà è una possibilità attuale e una necessità ovvia. (…) Bisogna inoltre dar prova della capacità di cooperare con tutti coloro che agiscono per realizzare i giusti rapporti, dimostrare la potenza dell’opinione pubblica viva e istruita (dagli uomini di buona volontà), sulla quale fondarsi. Così in ogni nazione, città e villaggio, emergeranno uomini idonei — comprensivi, dotati di buon senso, conoscitori dei problemi mondiali, desiderosi di diffondere lo spirito di buon volere e di radunare gli individui dalla stessa visione presenti nell’ambiente. Uomini siffatti educano. Essi non posseggono, né auspicano soluzioni miracolose, ma sanno che la buona volontà, specialmente se educata e congiunta alla conoscenza, costruisce un’atmosfera e un atteggiamento che rendono possibili le soluzioni. (…) La loro opera principale è appunto di produrre quest’atmosfera e suscitare quest’atteggiamento, più che presentare soluzioni già pronte.” (I problemi dell’umanità- A. Bailey – pag. 118 – 119)
Coltivare la Buona Volontà significa curarsi del prossimo, volerlo libero e superare soprattutto entro sè stessi ogni separazione. E’ un lavoro da coltivare verso tutto ciò che suscita la nostra prevenzione che è “il primo mattone di un muro di separazione”.
Gli uomini e le donne di buona volontà stanno sul “nobile sentiero di mezzo”del Buddha, che corre fra gli opposti, e conduce al cuore stesso di Dio; seguono “la stretta via” dell’amore insegnato dal Cristo;”
Esistono uomini e donne di buona volontà ovunque nel mondo, in ogni ambiente, credo, nazione e razza. Essi devono solo unirsi tra loro, mettersi in reciproco contatto per condividere esperienze e collaborare. Lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione (energia uraniana della nuova era già attiva) danno un enorme impulso alla creazione di queste reti. Gli uomini di buona volontà associati, dice il Maestro DK, sono “onnipotenti e possono educare e istruire l’opinione pubblica in modo tale che l’atteggiamento verso i problemi mondiali sarà giusto, corretto e conforme al piano divino.” (op. cit. p. 121)
Anche noi aspiranti spirituali abbiamo una funzione in questo cambiamento:
Rispettare le Leggi di Natura che governano la massa degli uomini e non possono essere evitate.
Il loro fine è quello di insegnare alla personalità a promuovere e a stabilire rapporti individuali e sociali che siano il più possibile giusti e corretti.
Con i flussi migratori che stanno investendo tutto il mondo e soprattutto l’Europa e l’Italia emergono due fondamentali principi che governeranno la prossima Era: la condivisione e la cooperazione.
Se gli uomini non riusciranno ad applicarli spontaneamente e con coscienza, allora saranno costretti a farlo con la forza, tramite la legge naturale.
Con questi flussi migratori, noi infatti siamo costretti a condividere i nostri beni, la nostra salute, i nostri progetti e a cooperare con essi per trovare una soluzione soddisfacente per tutti.
Occorre quindi:
- inondare lo spazio di Luce, animandolo di buona volontà per eliminare false speranze, arrivismi, egoismi, avide indifferenze, passività, indolenze;
- eliminare il criticismo feroce nei confronti dei politici e, sempre attraverso la Luce, sostenerli nelle scelte politiche ed umanitarie;
- pulire lo spazio da forme pensiero nocive immettendo più volte al giorno benedizioni, serenità, fiducia e richieste di aiuto ai Grandi Esseri, ai Signori del Karma perché si possa aiutare un popolo che ha molte energie e possibilità di farcela;
- mantenere sempre la VISIONE del Piano Divino sulla Terra quale sia il suo mezzo di manifestazione.
One Comment
lucia leopardi
tutto cio che e’ scritto e’ quanto si diceva anni fa alla scuola Arda con Francesco e Gabriella,trovo che sia giusto ma purtroppo in questo momento inattuabile per troppe ed
ingiustificate ragioni: