Rispetto al diritto di avere un patrimonio genetico non modificato, sancito dal Consiglio d’Europa nel 1986, le posizioni etiche e morali sono queste:
- L’Etica cattolica e quelle della Legge Naturale e del Rispetto, rifiutano ogni intervento manipolativo sugli embrioni, che vengono considerati «persona». Di conseguenza ogni intervento sugli embrioni, come anche l’aborto sono considerati «omicidio». Questa corrente di pensiero è anche contraria a qualsiasi tipo di maturazione dell’embrione al di fuori del grembo materno.
- L’Etica Liberale ammette, invece, l’impiego degli embrioni a scopo di ricerca, mentre ne vieta l’uso a scopo commerciale. La vita è sacra se permette alla persona (che ha la proprietà del suo corpo) di realizzare i suoi interessi, altrimenti essa è libera di perseguirli come meglio crede.
Una gravidanza non voluta è più grave della morte del feto, anche se si riconosce il diritto alla vita, che però non può prevalere sui diritti della madre di disporre liberamente del proprio corpo e della propria vita. La presenza del feto non voluto assume una rilevanza di oppressione e di dipendenza da qualcuno e, di conseguenza, è una violenza, verso la quale scatta il diritto di autodifesa. - L’Etica Utilitarista afferma che i diritti appartengono solo alle «persone». Gli embrioni non lo sono e quindi non hanno diritti. Le pratiche che portano alla loro distruzione sono quindi lecite.
L’aborto è giustificato in caso di malformazione o se la nascita impedisce di avere un altro figlio sano, che avrebbe una vita più felice e non renderebbe infelici i genitori. La vita, infatti, deve essere «degna di essere vissuta» e i diritti degli embrioni, dei feti, dei minorati e dei moribondi sono subordinati a quelli della «persona». - L’Etica della Responsabilità definisce il produrre embrioni in eccedenza e crioconservati un «atto angoscioso e disgustoso», e riconosce agli embrioni un diritto alla vita più forte di quello della madre. Definisce gli embrioni crioconservati l’«io ibernato», fonte di pesanti riflessi psicologici per il futuro uomo, e mette al bando qualsiasi intervento che modifichi la struttura genetica, perché può diventare un «pendio scivoloso» nel quale precipitare senza più riuscire a fermarsi.
- La Scienza dello Spirito insegna che il figlio non è un «grumo di cellule» che si può creare in laboratorio, ma una vita unica legata ad un processo di crescita individuale sottoposto alla Legge del Karma e a un Piano evolutivo che opera attraverso i genitori e la famiglia.
Essa afferma che l’Anima entra nell’involucro fisico (il feto) solo al 7° mese ed è da questo momento che si può definire «umano». Sconsiglia comunque l’aborto, anche se nei primi tre mesi, nei quali ci si riappropria degli elementi materiali, esso non può essere considerato «omicidio». Però interrompe un processo ormai avviato, nel quale sono stati dati ordini precisi ai «Costruttori», e di conseguenza se ne dovrà rispondere karmicamente, in quanto è stato un atto di irresponsabilità.
Il figlio è uno «stato di necessità» che risponde al Karma e non ad una istanza di soddisfazione emotiva o a un desiderio di piacere. Mettere al mondo un figlio è un atto di grande responsabilità, perché significa accettare di sacrificare i propri desideri per mettere a disposizione di questa creatura che si richiama alla vita tutto ciò che si ha, garantendogli il massimo di bene e di beni. È, cioè, un atto di altruismo e non di egoismo.
In sintesi:
- Ogni intervento manipolatore sugli embrioni e la loro creazione a scopo di ricerca, sono da rifiutare.
- L’embrione, anche se non è una «persona», ha diritto al rispetto del proprio processo evolutivo.
- L’aborto è sconsigliabile, però in certi casi, come la violenza sessuale, è lecito come diritto di autodifesa.
- L’aborto indiretto, cioè quando è inevitabile per salvare la vita della madre, è ammesso.
- La diagnosi prenatale è accettata se rispetta la vita e l’integrità dell’embrione e del feto.
- Nella ricerca occorre usare il «Principio di Cautela».
- La vita è basata sul Principio di Responsabilità e non su quello di Piacere.