Le domande che sorgono dal punto di vista morale ed etico sono:
- Quando interviene la morte?
- Siamo proprietari dei nostri organi?
- Il corpo è un bene personale o pubblico?
Nel passato il criterio tradizionale per definire la morte era l’«assenza di vitalità nel tripode», cioè cuore, cervello e polmoni. Oggi, invece, la definizione di morte è data dalla «cessazione di tutte le attività nel cervello», quindi ancora a cuore battente. Questo stratagemma è stato trovato per potere prelevare gli organi senza incorrere nell’accusa di omicidio.
La «morte cerebrale» è un punto di accordo che è stato trovato tra la posizione laica e quella religiosa. La Chiesa ha accettato la «morte cerebrale» con l’auspicio che vengano introdotti «segni sempre più sicuri», anche se non mancano polemiche al suo interno. Alcuni, infatti, fanno osservare che l’identificazione della «persona» alla sola attività cerebrale, entra in contraddizione con la stessa dottrina cattolica.
Rispetto alla domanda sulla proprietà del corpo, le risposte possono essere sintetizzate in due:
- Quella Cattolica e quella della Legge Naturale che ribadiscono la «sacralità della vita» e, quindi, il «non essere proprietari del nostro corpo», in quanto non possiamo decidere se averlo o no. Questa posizione dà, comunque, un parere favorevole alla donazione degli organi, definendola una «cosa buonissima».
- Quella Utilitarista, che ribadisce invece il «diritto di proprietà» sul proprio corpo e, quindi, una piena autonomia decisionale. Essa aggiunge anche che il nostro corpo, essendo un bene, è soggetto alle leggi di mercato e, di conseguenza, alla sua contrattazione. Alcuni, come i «free riders», sostengono il puro individualismo: ogni decisione deve essere presa in base alle convinzioni personali, senza tenere conto dei vincoli sociali.
Anche rispetto al consenso sulla donazione si sono formate due correnti principali:
- Nessun espianto è legittimo senza il consenso del donatore.
- Non c’è bisogno del consenso, perché il cadavere è res nullius (cosa di nessuno) e, quindi, automaticamente disponibile per altri.
La Scienza dello Spirito afferma che l’uomo non è proprietario della vita e, di conseguenza, nemmeno del suo corpo. Può, però, donare alcune sue parti come puro atto di amore verso gli altri.
Il trapianto di organi in sé è un fatto puramente meccanico, in quanto il corpo fisico non è un principio ma un semplice ricevitore delle energie che provengono dai corpi superiori (eterico, emotivo, mentale e causale). Esso, però, deve rispettare alcune condizioni legate ai principi, cioè alla Coscienza:
- Deve avvenire con il consenso del donatore. Questo per evitare che egli rimanga attaccato al suo organo e, quindi, faccia sopravvenire crisi di rigetto.
- La vita è data da tre fili di energia, che sono ancorati al corpo fisico:
- Quello della vita, che proviene dalla Monade, ed è ancorato al cuore.
- Quello della coscienza, che proviene dall’Anima, ed è ancorato al cervello.
- Quello auto creato, che proviene dalla nostra Coscienza, ed è ancorato al Centro della Gola (che governa il respiro e i polmoni).
La morte è il ritiro di questi tre fili e non solo di quello ancorato al cervello. Il trapianto può solo avvenire a cuore fermo!
- I trapianti di organi di animali nei corpi umani sono una aberrazione, perché i corpi eterici dei due regni sono diversi e portatori di progetti evolutivi opposti:
- L’energia dei corpi animali è meno raffinata e più spessa di quella umana e, quindi, ne rallenta l’evoluzione.
- L’animale è portatore di emotività (desiderio e paura), dalla quale l’uomo deve staccarsi e, quindi, è involutiva.