L’Impersonalità, specie per chi è bene integrato, è assai difficile da conseguire. C’è una
stretta relazione tra impersonalità e distacco. Studiatela. Molte idee ritenute preziose, molte qualità acquisite a fatica, molta rettitudine alimentata con cura e molti preconcetti formulati con forza militano contro l’impersonalità. È arduo per il discepolo, durante le prime fasi del suo addestramento, restare fedele al suo ideale e perseguire con volontà la propria integrazione spirituale, e rimanere tuttavia impersonale nei rapporti umani. Egli desidera che la sua lotta e le sue vittorie siano riconosciute; desidera ardentemente che la luce accesa in lui susciti reazione in altri; vuole essere conosciuto come discepolo; si tormenta per dimostrare il suo potere e la propria natura amorevole altamente evoluta, sì da evocare ammirazione o, almeno, gettare una sfida. Ma nulla di ciò accade ed egli non viene considerato migliore del resto dei suoi fratelli.
La vita perciò non lo soddisfa.
Queste verità dell’autoanalisi vengono raramente affrontate o formulate da voi e quindi (poiché voglio aiutarvi) le espongo e ve le indico. È penoso per uomini e donne intelligenti
vedere altri, cui sono intimamente associati, considerare la vita e i problemi da un punto di
vista totalmente diverso rispetto al loro, affrontati cioè in modo debole o stupido (dal punto di vista del discepolo) commettendo palesi e gravi errori di valutazione o di tecnica. Tuttavia, fratelli miei, siete ben sicuri di aver ragione e che la vostra opinione sia necessariamente corretta? Forse il vostro atteggiamento verso la vita o il giudizio di una situazione hanno bisogno di essere riveduti; forse i vostri moventi e atteggiamenti potrebbero essere più elevati e più puri. E se anche fossero, per voi, i più elevati e migliori possibili in un dato momento, proseguite la vostra via e lasciate che il vostro fratello segua la sua. “Meglio il proprio dharma che quello altrui”. Così dice la Bhagavad Gita, invitando il discepolo a badare ai fatti suoi.
Questo atteggiamento di non interferenza e il rifiuto di criticare non ostacolano affatto il
servizio reciproco o i rapporti costruttivi di gruppo. Non impediscono di esprimere amore o
felice cooperazione di gruppo.
Molte sono le occasioni propizie per praticare l’impersonalità nei rapporti di gruppo. In ogni gruppo c’è abitualmente un membro (o forse parecchi) che costituisce un problema per sé
e per gli altri. Forse voi stessi lo siete, senza saperlo. Forse sapete chi, tra i vostri compagni di servizio, fornisce occasione di prova per gli altri. Forse vedete chiaro il punto debole del gruppo e chi lo trattiene da un’attività più efficiente. Ciò è bene, purché continuiate ad amare e servire astenendovi dal criticare. È errato voler assiduamente raddrizzare il fratello, o rimproverarlo, o tentare di imporgli la vostra volontà e il vostro punto di vista, ma è sempre lecito esprimere idee e dare consigli. I gruppi di discepoli sono gruppi di anime libere e indipendenti, che scordano gli interessi personali nel servizio e ricercano quel vincolo interiore che fonderà il gruppo in uno strumento per servire l’umanità e la Gerarchia.
Continuate a seguire la disciplina della vostra anima e lasciate che i vostri fratelli seguano la loro.
Che altro dire ancora su questo tema? Dovete imparare a considerare ciò che viene detto o suggerito dai fratelli di gruppo con perfetto e diligente sviluppo della “divina indifferenza”. Notate il termine “divina”, perché contiene un indizio sull’atteggiamento necessario.
È diversa dall’indifferenza per noncuranza, non è una sviluppata “evasione” psicologica a quanto non è piacevole; non è segno di presunta superiorità. È lo stato di indifferenza che accetta tutto ciò che è offerto, usa ciò che è utile, impara ciò che può essere appreso, ma senza intralcianti reazioni personali.
È l’atteggiamento normale dell’anima, o Sé, verso il non-sé.
È la negazione dei pregiudizi, dei più piccoli preconcetti, di ogni tradizione, influenza o ambiente della personalità.
È il processo di distacco “dal mondo, dalla carne e dal diavolo” di cui si legge nel Nuovo Testamento.
Il Discepolato nella Nuova Era – Vol. I – di Alice Bailey rif. 48 – 59