LA DECIMA FATICA
“L’UCCISIONE DI CERBERO, IL GUARDIANO DELL’ADE”
Capricorno – 23 Dicembre – 20 Gennaio
AFORISMA
Per strade impervie che conosco solo io mi inerpico sulla montagna.
La fatica non mi spaventa, anzi mi tempra e tonifica.
Nel lavoro quotidiano impegno la mia forza e le mie qualità.
Sono tenace come e più di una capra che arriva là dove solo osano i coraggiosi.
Sono ambizioso e volitivo, l’impegno mi tonifica.
Mi tempra l’ardimento.
Vivo con tutto me stesso nel presente che è eterno.
Sottraendomi al tempo non temo di invecchiare.
MOTTO DEL CAPRICORNO
“Mi perdo nella Luce suprema, ma le volto le spalle”.
La fatica del Capricorno non ha nessuna relazione con se stessi, ma simboleggia l’scesa all’Anima, simboleggiata dalla vetta della montagna dove dapprima si scorge la Luce e poi si diventa quella Luce.
Questo motto allude al cammino evolutivo che ogni essere umano deve compiere per arrivare ad essere completamente Realizzato, o in altre parole per giungere in contatto pieno e consapevole con la propria Anima Spirituale.
Ci mostra anche il destino di coloro che decidono in piena coscienza di tornare, una volta raggiunto l’apice delle possibilità realizzative umane, nella “valle” simbolica dove vivono gli esseri umani non ancora realizzati, cioè noi, per aiutarli nel loro faticoso cammino.
Tutti i Maestri, gli Illuminati, gli Iniziati che sono venuti di epoca in epoca per portare un messaggio di speranza all’uomo affaticato che vive, lavora e soffre nella valle della vita quotidiana, hanno percorso prima di noi il cammino che dalle pianure porta alle vette dell’Illuminazione.
Possiamo comprendere il loro sacrificio se immaginiamo che, una volta raggiunta quella cima, la liberazione è totale e nulla vieterebbe Loro di continuare a salire di realizzazione in realizzazione.
Il cielo è un limite, certo, ma a quel punto si hanno le ali per volare liberi verso l’Oltre. Il grande amore che questi Esseri hanno per l’Umanità li riporta però indietro perché ne sentono il grido di dolore e di questo noi dobbiamo essere consapevoli e pieni di riconoscenza.
Capricorno ci insegna questo sacrificio simboleggiato dalla liberazione di Prometeo, l’Umanità legata alla roccia della materia.
IL MITO
Il Maestro disse ad Ercole: “Ora che hai superato molte prove e hai acquisito saggezza e forza, vuoi tu usare queste qualità per liberare chi è in agonia da lunghissimo tempo fra grandi e incessanti sofferenze?”
Il Maestro toccò la fronte di Ercole e subito al suo occhio interno apparve una visione: un uomo giaceva agonizzante su una roccia con mani e piedi incatenati da pesanti anelli di ferro. Un feroce avvoltoio gli beccava continuamente il fegato che gocciolava sangue. L’uomo sollevava le mani incatenate gridando e invocando aiuto ma nessuno udiva le sue grida che si perdevano nel vento.
La visione svanì e il Maestro spiegò ad Ercole: “l’uomo incatenato che hai visto è Prometeo. Da lunghe ere sta soffrendo tutto ciò che tu hai visto, ma non può morire perché è immortale.
Egli ha rubato il fuoco dal cielo ed è stato punito. Dimora nel regno di Ade, un luogo chiamato inferno. Scendi nelle sue profondità, cerca Prometeo e liberalo dalle sue sofferenze.”
Ercole passò la decima Porta e fermo e deciso cominciò a discendere, sempre più in basso nei mondi della forma.
L’oscurità si faceva sempre più soffocante, ma Atena, la dea della saggezza, lo rassicurava.
Con fatica Ercole raggiunse il fiume Stige dove Caronte lo traghettò sull’altra riva in un mondo formicolante di ombre. Dopo aver superato la Medusa, un mostro dai capelli formati da sibilanti serpenti, arrivò alla corte di Ade, il re degli inferi, al quale disse che era venuto per liberare Prometeo.
Ade gli rispose che il sentiero era custodito dal mostro Cerbero, un cane con tre grandi teste su ognuna delle quali erano aggrovigliati dei serpenti, e che solo se avesse vinto questo mostro con le sue nude mani, avrebbe potuto liberare Prometeo.
Ercole non si scoraggiò e andò avanti. Il terribile Cerbero gli si avventò contro, ma Ercole lo afferrò per la gola centrale e lo tenne stretto, nonostante si dibattesse furiosamente, fin che si afflosciò privo di forze.
Allora proseguì il cammino, liberò Prometeo spezzando le sue catene e ritornò nel mondo dei viventi. Qui lo attendeva il Maestro che lo accolse e gli disse: “Ora la luce risplende nel mondo delle tenebre. Puoi riposarti perchè il lavoro è compiuto.”
IL SEGNO – INSEGNAMENTI
Il segno del Capricorno è rappresentato dal capro, il materialista, che cerca nutrimento in luoghi aridi, ai piedi della montagna. Poi il capro espiatorio inizia a salire e lungo il cammino trova i fiori dei suoi desideri realizzati, ciascuno con la propria spina di sazietà e di disillusione. Infine, sulla cima della montagna, il sacro capro ha la visione della luce suprema e diventa l’iniziato.
Altre volte il segno è rappresentato dall’unicorno, che simboleggia la coscienza iniziatica.
Il motto esoterico del Capricorno è: “Mi perdo nella luce suprema, e a quella luce volgo le spalle.”
Qual’è l’insegnamento del segno, e che cosa significa essere iniziati?
Abbiamo visto che tutte le precedenti fatiche di Ercole riguardavano la sua propria liberazione. Ora egli è entrato nel primo dei tre segni dello Zodiaco che non hanno più relazione con i conseguimenti personali.
Ercole ha imparato tutte le precedenti lezioni, ha scalato la montagna, ha visto la luce, la luce l’ha trasfigurato ed ora, libero dalle attrazioni della forma, può scegliere di diventare un servitore dell’umanità e un discepolo mondiale. Può compiere fatiche che non hanno più alcuna relazione con se stesso perché ora la sua coscienza è focalizzata nell’anima, nell’universale.
Ercole ha offerto il suo cuore e la sua vita all’anima, quindi è diventato un autoiniziato.
La sua coscienza non è più al servizio del corpo fisico, dei desideri o della mente, ma è al servizio dell’umanità: è diventato impersonale.
Ma che cos’è questa impersonalità?
Innanzitutto lo studio delle 12 fatiche ci insegna che l’impersonalità si costruisce su un fondamentale conseguimento della personalità.
Prima di essere impersonali dobbiamo aver costruito una forte e solida personalità, dobbiamo averla completamente sviluppata e infine integrata. Solo così ci diventerà possibile il prossimo passo verso l’anima.
L’impersonalità non è un richiudersi verso se stessi erigendo delle barriere, ma è un amore senza condizioni esteso a tutto e a tutti. Più precisamente è un’espansione dell’amore personale che sentiamo inizialmente per un individuo, o per la nostra famiglia, o per un gruppo di amici, che a poco a poco si riorienta e si trasforma in una stessa attitudine verso l’intera umanità, con chiara visione, consapevoli che le persone possono deluderci con le loro colpe o i loro limiti e che non per questo noi cessiamo di amarle.
L’universale si impara attraverso l’esperienza individuale, solo questa è la realizzazione.
Non è possibile imparare dal “sentito dire”. Noi impariamo soltanto se diventiamo capaci di concretizzare la nostra conoscenza nella nostra esperienza quotidiana e se impariamo a registrare consapevolmente ogni pensiero e ogni gesto della nostra giornata per vigilare sulla loro qualità.
Molto spesso noi siamo superficiali e abitudinari, ripetiamo gli stessi gesti e gli stessi comportamenti come degli automi senza essere consapevoli delle energie che muoviamo. In questo modo la vita ci fugge letteralmente via e non lascia alcuna traccia nella nostra coscienza. E’ come se passassimo attraverso la vita ma senza viverla.
Cerbero, il cane a tre teste, è il guardiano dell’Ade, il regno delle tenebre. Le tre teste simboleggiano la sensazione, il desiderio e le buone intenzioni non realizzate. Sono queste forze che tengono l’umanità, il Prometeo agonizzante, incatenata all’egoismo, al caos e all’ignoranza che devastano la terra.
La testa centrale fu afferrata per prima da Ercole perché rappresenta il “desiderio” che è la forza più potente che dobbiamo imparare a dominare. E’ il desiderio che sottostà a tutte le sensazioni ed è la sua realizzazione che spinge gli individui verso l’odio, la separatività, la crudeltà e le guerre.
I serpenti rappresentano tutte le illusioni che impediscono il progresso della vita spirituale e che nascono quando ci identifichiamo con la forma materiale e con la nostra natura psichica inferiore, illusioni che poi danno origine all’autocommiserazione, alle paure irrazionali, alla paura degli insuccessi, alla competizione esasperata e spesso anche allo scoraggiamento e all’inerzia di tanti aspiranti spirituali.
In Capricorno impariamo che il destino dell’umanità non è una cosa a sé stante ma dipende dalla responsabilità di ciascuno di noi, dalla nostra capacità di vivere come anima, dalla nostra volontà di SERVIZIO al bene comune, dalla nostra capacità di “AMARE” e sopratutto dalla qualità del nostro AMORE.